L'8x1000 può educare alla felicità

01.06.2025

Cosa significa educare oggi, in un territorio segnato da fragilità sociali ed economiche? È possibile che la bellezza diventi un antidoto alla disuguaglianza? Che la giustizia si impari attraverso i gesti quotidiani, e la democrazia nelle relazioni? Sono queste le domande che animano "Una Promessa di Felicità", il progetto promosso da Caritas diocesana grazie al sostegno dei fondi 8xmille Cei. Un'iniziativa interamente dedicata al contrasto della povertà educativa con uno sguardo privilegiato al quartiere Crocetta-Sacca di Modena, zona viva, ma attraversata da complessità e disuguaglianze che toccano da vicino soprattutto la crescita dei più piccoli.

"Una Promessa di Felicità" è frutto di un cammino avviato nel 2021: Caritas ha operato nel quartiere con percorsi che hanno messo in luce la necessità di creare spazi comunitari di ascolto e corresponsabilità, restituendo centralità ai minori e alle loro famiglie. Il progetto affonda le sue radici in una riflessione profonda sulle dinamiche di esclusione, spesso invisibili, che riguardano bambine e bambini fin dall'infanzia: ghettizzazione educativa, stereotipi di genere, dispersione scolastica. Ma anche famiglie isolate, servizi presi da assalto e che faticano a dialogare, comunità che stentano a riconoscersi come tali. Il progetto vuole animare la comunità locale in risposta a questi bisogni, superando l'approccio emergenziale per adottare una visione sistemica e partecipativa.

Gli interventi si rivolgono in modo diretto a 120 minori e 60 famiglie, ma coinvolgono indirettamente l'intero ecosistema educativo del quartiere. L'obiettivo è quello di promuovere un modello di supporto socio-educativo comunitario, capace di valorizzare la responsabilità e la partecipazione di ogni ruolo presente nella comunità educante. A garantire la qualità delle attività, un'équipe multidisciplinare che riunisce competenze pedagogiche, psicologiche, antropologiche, in costante dialogo con la comunità locale.

"Una Promessa di Felicità" si sviluppa lungo tre coordinate – giustizia, bellezza e democrazia – che non restano parole astratte, ma si traducono in azioni concrete. Il progetto allestisce spazi di ascolto e confronto che permettono ai partecipanti di riconoscere i propri bisogni, di condividerli imparando a leggere in modo critico le dinamiche che attraversano il territorio. In parallelo, la collaborazione con il Laboratorio di etno-antropologia dell'Unimore, ha attivato percorsi di sensibilizzazione su stereotipi di genere e pratiche di violenza che si manifestano nei contesti educativi e sociali. È stata condotta, inoltre, una ricerca-intervento a cura dell'Osservatorio diocesano delle risorse e delle povertà che ha coinvolto – attraverso il Protocollo d'intesa siglato tra Arcidiocesi, Comune di Modena ed enti gestori dei Servizi educativi - il Sistema integrato dei servizi zerosei per una lettura partecipata delle risorse e dei bisogni del sistema locale.

Il progetto si propone di ampliare le possibilità di scelta dei soggetti rispetto ai propri percorsi di vita, valorizzando esperienze e legami in un'ottica di cittadinanza ecologica.

A partire dal dispositivo educativo avviato da Caritas in collaborazione con la cooperativa "Don Bosco & Co." ed il Gruppo volontari Crocetta, si sperimenta un modello educativo che supera l'aiuto-compiti tradizionale per costruire veri e propri Gruppi educativi territoriali: spazi comunitari in cui bambini, ragazzi, famiglie e volontari condividono attività, scoperte e responsabilità, stimolando il protagonismo giovanile e forme di educazione tra pari. In questo stesso orizzonte si inseriscono le doti educative: strumenti di sostegno a minori in condizione di vulnerabilità per la fruizione di percorsi orientati allo sviluppo delle competenze e alla piena integrazione nel tessuto sociale. Infine, il progetto attiva cicli di incontri partecipati con genitori e operatori, per sostenere la genitorialità, promuovendo il dialogo interculturale. Attraverso il teatro, i bisogni educativi vengono "messi in scena", le narrazioni dei più piccoli si intrecciano con quelle degli adulti.

"Una Promessa di Felicità" non è solo il titolo di un progetto. È un impegno collettivo, una chiamata all'azione. La povertà educativa non è solo assenza di istruzione, ma mancanza di sguardi, opportunità, legami. Educare, allora, diventa un atto politico: significa credere che nessun bambino debba crescere invisibile, e che ogni comunità debba assumersi la responsabilità di costruire spazi in cui ciascuno possa sentirsi accolto, riconosciuto, sognato. E se davvero "Ciascuno cresce solo se sognato", forse è proprio nella capacità di una comunità di sognare insieme che si nasconde il sentiero più rivoluzionario per la felicità. È in questo intreccio che una comunità si fa educante: imparando a sognare insieme, tra adulti che si riconoscono educatori non perché sanno di più, ma perché sanno sognare di nuovo. Perché una promessa di felicità, per divenire realtà, ha bisogno di essere mantenuta da tutti.

da Nostro Tempo del 01.06.2025 di Ciro Ludovico

© 2025 Ente di beneficenza | Tutti i diritti riservati.
Creato con Webnode Cookies
Crea il tuo sito web gratis!